Seduta di Aikido riservata alle donne

Yume Dojo propone una seduta di Aikido riservata alle donne dal 15 gennaio 2024.

La seduta è ogni lunedì alle 19.15.

Seduta di prova gratuita tutto l’anno. Senza limiti di età, non è richiesta esperienza!

Una seduta per donne, gestita da donne, condotta da donne.
Non si tratta di una nuova versione dell’Aikido o di un Aikido “al femminile” ma di una seduta “non mista per scelta” concepita come un percorso di “empowerment”. Lo sappiamo, il corpo delle donne è portatore di secoli di patriarcato, di secoli di violenza, di rapporti oggetto/soggetto e/o preda/predatore. Nella profondità delle nostre cellule e del nostro inconscio sono incise le vestigia di questi traumi, una sfiducia e una legittima rivolta.

Un potente strumento di cambiamento: il corpo
Se il nostro corpo cambia tutto il nostro rapporto con il mondo cambia. Le donne aspirano a spazi dove essere se stesse, degli spazi-tempo dove possano:

  • Ritrovare una relazione con il corpo
  • Emanciparsi dallo sguardo maschile
  • (Ri)scoprire il loro potere
  • Ritrovare la stima di sè

Creare una situazione
Secondo gli studi sull’argomento, è fin dall’infanzia che le ragazze non imparano a sviluppare il loro corpo, ad occupare lo spazio, a correre, a battersi, a gridare, ad affermarsi, a differenza dei  ragazzi che saranno incoraggiati a farlo. Quindi immaginare una ”parità di accesso” è negare tutto il background sociale e culturale, che fa che una donna oltrepasserà molto meno facilmente la porta di un dojo rispetto a un uomo.

Di fronte a questa constatazione Yume Dojo decide di agire creando una situazione simile all’«affirmative action» americana: stimolare l’accesso a questo strumento formidabile che è l’Aikido con una situazione favorevole, non perché le donne siano deboli o siano ”altro”, ma perché il grado di oppressione non può essere negato.

In più questa seduta propone un ambiente safe per una pratica nel rispetto delle differenze e dell’integrità di ciascuna.

L’Aikido?
L’Aikido è un’arte nata negli anni 50 in Giappone, non esiste alcuna competizione, né combattimento ma piuttosto una ricerca di armonia. È un’arte marziale che si pratica in uno spirito di «non-resistenza» che non significa non resistere ma designa un atteggiamento, un modo di agire.  È il contrario della sottomissione. Sui tatami, si tratta di sentire l’importanza delle posture, del movimento, del rapporto con lo spazio, con il toccare. Ma anche di ritrovare la calma e una respirazione profonda. Riattivare le nostre capacità è un processo che può renderci potenti, centrate, sicure di noi, perché prima di affermarsi, bisogna posizionarsi.

L’autrice e militante femminista Françoise d’Eaubonne scriveva «Abbiamo sufficientemente riflettuto sul significato della formula: riappropriarsi del proprio corpo? Fra le militanti femministe, è sempre usato in senso sessuale […] Non abbiamo ancora riflettuto sulla necessità di riappropriarsi dell’aggressività, o piuttosto molto semplicemente, della sua possibilità; riscoprire gli atteggiamenti ignorati, repressi, che ci fanno paura, le più semplici posizioni combattive del corpo.»  O come dice giustamente Elsa Dorlin «Non si tratta tanto di imparare a battersi quanto di disimparare a non battersi».

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